mercoledì 9 giugno 2010

ll Metodo Charmat e il Metodo Champenoise


Metodo Charmat

Questo che vediamo è uno dei due metodi che principalmente vengono utilizzati nella produzione dello spumante. Questo è chiamato pure metodo Martinetti, in onore del suo inventore. Martinetti era il direttore dell’Istituto di Enologia, sito ad Asti che alla fine del XIX secolo ideò la rifermentazione del vino effettuata all’interno di enormi recipienti di acciaio pressurizzati; tuttavia questi non brevettò questo metodo, cosa che invece fece il francese Chamat ( per questo il metodo si chiama in questo modo).

Questo metodo prevede la rifermentazione del vino;il vino “base” dopo essere stato fermentato e mescolato a zucchero e lieviti viene rifermentato all’interno di questi grossi recipienti dove personale addetto ne controlla passo passo l’andamento. All’interno di questi recipienti si ha una pressione di 6 atmosfere e dopo che si è fatto fermentare lo si fa raffreddare. Poi il vino fermentato viene trasferito in un altro recipiente dove verranno filtrate eventuali impurità; fatto questo sarà imbottigliato e lasciato in cantina per circa 9 mesi. Tuttavia i tempi di “riposo” del vino possono essere anche più brevi.

Questo metodo di lavorazione del vino è più veloce rispetto al metodo champenoise ; infatti permette un più rapido sviluppo della spuma all’interno di questi grandi recipienti e quindi permette di ridurre anche i tempi di risposta agli ordini dei clienti. Attraverso questo metodo è possibile ottenere sia vini dolci che secchi. Il tempo medio di fermentazione del vino con questo metodo va dai 30 giorni, nel caso in cui si disponga di attrezzature all’avanguardia, fino agli 80 giorni. Questo metodo è molto usato anche per il fatto che grazie ad esso oltre a ridurre il tempo di fermentazione del vino, si riducono anche i costi sostenuti dall’azienda per il processo. Questo metodo è oggi molto utilizzato soprattutto per quanto riguarda gli spumanti ricavati dall’uso dello Chardonnay.

Metodo Champenoise

E’ detto pure “ metodo classico “ ed è l’altro procedimento che viene utilizzato per a produzione dello spumante. Consiste come il precedente nella rifermentazione del vino che però viene fatta all’interno di bottiglie di vetro, a differenza invece del primo che viene fatta nei recipienti. Anche attraverso l’utilizzo di questo metodo al vino “base” vengono aggiunti degli zuccheri e dei lieviti durante la fermentazione ma è un metodo che comporta anche dei costi maggiori derivanti dal fatto che c’è un maggior lavoro manuale a differenza del metodo Charmat dove invece il lavoro viene svolto da una o più macchine.

In ogni modo, come abbiamo detto la fermentazione viene fatta attraverso l’uso di bottiglie dove, durante il processo, all’interno si viene a formare dell’anidride carbonica che permette di attere le bollicine all’apertura della stessa. Come per il primo metodo, le bottiglie vengono messe in cantina per vari mesi durante i quali lo zucchero immesso nel vino si trasforma in anidride carbonica; il periodo di “riposo” viene scelto arbitrariamente dal produttore ma ovviamente maggiore sarà il tempo migliore sarà la qualità del vino ottenuto. Durante questo lasso di tempo si cerca anche di eliminare le impurità del vino che si andranno a depositare sul collo della bottiglia, in quanto queste si troveranno in una posizione tale che il fondo della bottiglia si troverà più in alto rispetto al collo.

Una volta passato questo periodo si procederà alla fasi successive tra cui la più importante è sicuramente l’eliminazione dei residui del vino accumulati vicino al tappo attraverso un procedimento che congelerà quella parte di vino che contiene questi residui; attraverso un processo meccanico poi questa parte di vino congelata sarà tolta dalla bottiglia (questa fase si chiama “ sboccatura ”).

Vengono svolte poi altre attività tra cui l’affinamento del vino la rotazione della bottiglia, l’aggiunta dello sciroppo di dosaggio per sopperire a quella parte di vino eliminata con la sboccatura, e la tappatura in cui tutte le bottiglie vengono chiuse con dei tappi di sughero. Fatto questo finalmente lo spumante potrà essere immesso sul mercato per essere acquistato dai clienti, non prima però di averlo etichettato con i colori e marchi dell’azienda che l’ha prodotto.

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